
di Benedetta Marasco http://www.illustrabene.com
“Il bambino non è ancora pronto per la logopedia”. Troppe volte i genitori riferiscono questa frase, detta da neuropsichiatri, psicologi o, ahimè, colleghi logopedisti. Cosa vuol dire essere “pronti per la logopedia”? Saper stare seduti? Saper comunicare (e purtroppo molti nostri bambini non diventaranno mai abili comunicatori)? Aver già iniziato a parlare?
Poi, come d’incanto, ad un certo punto, magari a 7,8 anni quando alcuni bambini, parallelemente (in molti casi direi anche “grazie a” ) all’apprendimento del sistema alfabetico scritto, iniziano a parlare, diventano magicamente “pronti”. Allora nei casi più felici viene prescritta la logopedia, ma resta ancora qualche questione aperta.
Prima di tutto ci sentiamo dire che ”Il bambino non collabora”: se conosciamo i suoi interessi e la struttura, i materiali e le modalità di lavoro che lui comprende e che lo tranquillizzano, il bambino autistico e con disturbo pervasivo dello sviluppo, può “collaborare”, eccome!
Molti colleghi logopedisti inoltre “non hanno la stanza adatta”: una stanza adatta ai bambini autistici è la stanza ideale per trattare tutte le altre patologie del linguaggio nel bambino, come sperimentiamo quotidianamente!
Infine la questione del “quando”. Non è mai troppo presto: troppe volte, nei primi anni di vita, vediamo appaltare l’intervento sulla comunicazione alla psicomotricità o all’intervento psicoeducativo, quando invece sarebbe meglio che logopedisti, psicomotricisti ed educatori mettessero in gioco le proprie competenze per favorire lo sviluppo della comunicazione del bambino. E non è mai troppo tardi per lavorare ad una nuova forma o su una nuova funzione di comunicazione o per adattare a nuovi contesti forme comunicative già presenti.
Che ne dite?
Se volete approfondire
15 novembre 2011 at 20:24
Salve! congratulazioni a voi angeli della comunicazione,mi fa piacere trovare che esistono persone che fanno della loro professione una vera missione di fondamentale importanza nel campo dell’autismo e non solo.
Sono una mamma di figlia con autismo,in età adulta, ho sempre confidato nel lavoro della comunicazione verbale e non, sopratutto sperato vi fossero persone motivate come credo voi siate e guidate dal sentire e dalla predisposizione e forte intuito.
Negli anni 80, periodo in cui nacque mia figlia esistevano molti più ostacoli
rispetto la funzione logopedica come trattamento nel deficit di linguaggio su soggetti autistici, resi tali non per mancanza di figure qualificate, resi tali solo per la mancanza di esperienza, competenza, conoscenza dei medici neuropsichiatri delle nostre aziende ausl, le quali si opponevano in maniera perentoria di fronte a sollecitazioni di richiesta di prestazione di intervento logopedico da parte della famiglia e da parte del servizio di foniatria, il quale ad ogni controllo inviava esplicita richiesta di interventi mirati al linguaggio, che venivano negati, motivando il dissenso con risposte inconcepibili e assurde, posso affermare che questo modello di posizione intrapresa dagli addetti ai lavori fu un vero scandalo.
Le parole che emersero furono esattamente queste: ” noi riteniamo ,nel caso specifico di sua figlia che interventi sul linguaggio, non solo siano inadeguati , ma che creino un elemento di disturbo.
Ripeto che non ero io, la madre a decidere per mio conto, ma ero consigliata da un foniatra, la figura più rappresentativa che potesse esprimere un suo parere dopo avere fatto ogni consulto necessario.
Allora mia figlia frequentava la scuola elementare con tanto di educatrici di sostegno, e in quegli anni sarebbe stato una necessità potere ottenere
un supporto lavorando sul linguaggio, fornire strumenti a lei più che mai indispensabili.Con fatiche estreme, e continue sollecitazioni riuscimmo ad ottenere un benestare quando mia figlia aveva già la bellezza di 12 anni e frequentava la scuola media.
Ora io vorrei concludere dicendo che oltre 20 anni fa, mancavano molte conoscenze in merito l’autismo e le sue cause, si era totalmente fuori strada, ma non solo gli ostacoli erano riferiti alla conoscenza, erano riferiti
alla carenza di personale medico preparato non solo professionalmente ma limitato nell’essere umano, privo di logica e buon senso e privo di discernere le situazioni, distinguere soggetto da soggetto e che ognuno è diverso dall’altro.
Questa mentalità aberrante fu la causa dei mancati interventi sui nostri figli, oggi mia figlia all’età di 25 anni sta ancora dando dei progressi, che-che’ ne dicano sti poveri e inetti neuropsichiatri, bisognerebbe anulare la categoria e cancellarli dall’albo di medici.
mi scuso se lo stato d’animo mi ha presa la mano, ma rivivere il passato. comporta sempre un risveglio di sensazioni, mai assopite.
ringrazio dell’ascolto e auguro a voi, un buon lavoro, perché è esattamente essenziale il vostro ruolo e non c’e un età per stabilire quando, c’e’ solo la possibilità di tentare e tirar fuori risorse, quali sono le persone. Grazie!Lorena
11 gennaio 2015 at 17:46
Qualcuno che ragiona. Possibile sia così complicato scardinare l’idea di un l’intervento Logopedico nella sindrome autistica ritardato, talvolta inutile? Oggi leggevo , prima dei 3 anni non si può fare diagnosi di autismo! Bah. Io , ne vedo e lavoro con bimbi, con sintomatologia conclamata ,già dai 18 mesi. Bene. Buon lavoro.
11 gennaio 2015 at 22:13
18 mesi… una bella fortuna! A noi arrivano anche a 18 anni senza aver mai fatto una valutazione logopedica. Guardiamo al futuro con ottimismo, dai! Buon lavoro a te!
15 giugno 2016 at 20:04
La nostra bimba ha 19 mesi, e probabilmente è nello spettro. Domani avremo il primo incontro con il logopedista.
16 giugno 2016 at 20:22
Speriamo che da questo incontro possiate ricevere supporti efficaci per comprendere meglio e facilitare la comunicazione quotidiana con la vostra bimba. Siamo rincuorate da una presa in carico così precoce. Buon lavoro!