10 modi di dire la logopedia
Non si parla da soli! Il linguaggio nasce nella relazione. Dalla relazione si comincia ad educare o rieducare alla comunicazione, qualunque essa sia: una parola, un’immagine, un gesto.
2) Parlare a pappagallo
Non facciamo ripetere e basta. Per noi non ci sono parole senza significato e fuori dalla comunicazione. Non ci lasciamo vincere dalla tentazione di produrre un risultato rapido, ma “appiccicato lì” e non interiorizzato. Partiamo, dove è possibile, dal processo: strada apparentemente un po’ più lunga ma dai risultati più stabili.
3) Parlare a vanvera
Non parliamo a vanvera! Fissiamo delle mete a medio e a breve termine, concordate e condivise con il paziente e/o la famiglia. Questo ci consente di verificare passo dopo passo il nostro intervento.
4) Parlare come un libro stampato
Non abbiamo regole fisse rispetto ai tempi e alle modalità dell’intervento, perché ciascuno possa esprimersi con “parole sue”. Ogni intervento deve essere personalizzato, pur nel rispetto delle linee guida condivise su ciascuna patologia.
5) Parlare a bocca piena
“Non si parla a bocca piena!”. Non diamo in premio le patatine, non compriamo prestazioni: cerchiamo di entusiasmare e di gratificare, perché no, a volte anche dando una caramella! Ma soprattutto preparando materiali e attività “che piacciono”, magari intervallando una cosa meno gradita ad un’altra più interessante.
6) Parola d’ordine
Non vogliamo prescindere da alcune parole d’ordine: aggiornarsi, confrontarsi, studiare, ascoltare. Una di quelle che preferiamo è divertirsi: usiamo i filmati di Paperino per far comprendere il significato di sfortunato, di zio Paperone per introdurre il concetto di avaro, di Willy il coyote per spiegare cosa significhi non arrendersi mai.
7) Parla come mangi!
Non occorre trincerarsi dietro la barricata dei paroloni e della terminologia scientifica per essere professionali. Siamo logopedisti preparati ma cerchiamo di parlare semplice, e soprattutto di ascoltare.
8 ) Una parola tira l’altra
Non è così difficile: se l’obiettivo a breve termine è ben studiato e centrato, davvero una parola tira l’altra, e i risultati del lavoro si raccolgono anche rapidamente. Col risultato di rimotivare il paziente, la famiglia e noi stesse per il traguardo successivo.
9) Verba volant, scripta manent (le parole volano e quelle scritte rimangono)
Non è sempre facile trovare il tempo di scrivere parole, risultati, tempi e modalità di intervento. Non sempre ci riusciamo, ma resta nei nostri intenti, perché, se vogliamo crescere singolarmente e come categoria, dobbiamo disporre di dati da confrontare, studiare e mettere a disposizione di altri.
10) Parole non fanno fatti
Invece molte volte sì. Che sia detta, segnata o mostrata, ogni parola in più può migliorare la qualità della vita.
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