TEACCH
Il programma TEACCH (Treatment and Education of Autistic and related Communication Handicapped Children), nasce da un programma di stato americano, nello stato del North Carolina. È stato creato da Eric Schopler nel 1972, per migliorare la qualità della vita di tutte le persone con Disturbo dello spettro autistico e delle loro famiglie per l’intero arco di vita. Si basa su un modello psico-educativo che, a partire dai punti di forza e dalle abilità emergenti della persona con autismo, punta a sviluppare apprendimenti e autonomie, anche attraverso la modificazione dell’ambiente, secondo i bisogni individuali di ciascuno.
In Italia si è iniziato a parlare di questo approccio negli anni Novanta, grazie a Enrico Micheli e Theo Peeters. Da questo programma è stato tratto un modello di intervento, adottato dai più grandi centri in Italia specializzati per l’autismo, e ancora oggi, seppur integrato, viene utilizzato in molti approcci. Le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità del 2011 ne riportano l’efficacia, pur auspicandone l’approfondimento attraverso ulteriori studi.
Tra i contenuti di questo modello si trovano la valutazione funzionale di abilità emergenti e riuscite, la personalizzazione dell’intervento, la definizione di mete e obiettivi, il lavoro di squadra con i genitori, la strutturazione di tempo spazi e materiale, l’utilizzo di strategie visive, l’osservazione della comunicazione spontanea e la cura per la generalizzazione delle abilità in tutti i contesti.
TEACCH e Parole Tue
Il modello TEACCH ha costituito per i primi anni la cornice comportamentale del modello logopedico di Parole Tue per il Disturbo dello spettro autistico: infatti ha permesso di strutturare le prime sedute interessanti e motivanti per il bambino con autismo, di comprenderne lo stile di apprendimento e di progettare un intervento; in questo modo è stato possibile spendere le competenze del logopedista nella cura della costruzione del significato, nella promozione della comunicazione e nella riabilitazione delle aree del linguaggio, nel tentativo di riabilitare una funzione piuttosto che insegnare un comportamento.
Nel corso degli anni, è apparso sempre più chiaro che la strutturazione nascesse dall’esigenza di dare dei significati e dei punti di riferimento stabili a persone immerse in una confusione quotidiana, determinata da un diverso modo di elaborare le percezioni, da disturbi a livello sensoriale, da difficoltà di comprensione del linguaggio verbale e non-verbale, in sintesi dalla difficoltà di attribuzione del significato. Il modello Parole Tue ha riletto la strutturazione con una funzione più comunicativa che comportamentale: strutturare significa per noi utilizzare oggetti, spazi e materiali “parlanti”, ovvero che trasmettano significati accessibili. Tra questi stimoli, costituiti prevalentemente da indizi concreti, troviamo anche le strategie visive alla comunicazione, rappresentate da materiale visivo maggiormente “codificato” (v. CAA).
In questi termini, le parole “attribuzione del significato” hanno sostituito, nel nostro modello, le parole “generalizzazione” e “motivazione”. La valutazione, l’individuazione di mete realistiche e personalizzate, l’obiettivo del miglioramento della qualità della vita e l’alleanza con la famiglia, sono rimaste alla base del nostro intervento.