Parlare con le immagini
di Angelo Ruta da www.angeloruta.com

Parlare con le immagini

Le parole, dille... con parole tue! Che siano scritte, dette, segnate, disegnate, indicate, consegnate, mimate, purché siano comunicate!

Offriamo spesso il supporto visivo come possibilità di comunicare, in particolare nei disturbi dello spettro autistico.

L'immagine non inibisce la comparsa del linguaggio verbale, ma la sostiene, la incoraggia, spesso è l'unico mezzo a renderla possibile. Lo abbiamo toccato con mano raccogliendo gli atti comunicativi spontanei con la GRASC: bambini scarsamente verbali, pur avendo a disposizione le foto di tutto il materiale, utilizzano in percentuali molto alte il linguaggio verbale, più immediato, economico, che probabilmente costituisce la forma maggiormente stimolata dal contesto, familiare e non.

Ancor più sorprendente è il confronto tra due campioni di comunicazione dello stesso bambino, raccolti a distanza di un anno: le percentuali della forma verbale crescono avvicinandosi anche all'80% in più di un caso.

Parliamo di bambini che hanno avuto accesso al canale verbale molto tardi, per i quali purtroppo, nonostante questa preferenza per il verbale, rimane il problema dell'intelligibilità, aggravato dalle difficoltà che riguardano la prosodia.

Alcuni programmi di Comunicazione Aumentativa Alternativa, una volta che il bambino ha imparato a esprimere una richiesta indicando o consegnando una carta (ad esempio acqua), prevedono la combinazione di due carte, spesso introducendo un verbo (ad esempio voglio acqua). Questa espansione non migliora di molto la funzione e l'efficacia dell'atto comunicativo; tuttavia, costituendo il linguaggio visivo un grosso supporto per quello verbale, se il bambino scarsamente intelligibile aggiunge il voglio alla sua richiesta verbale, già poco chiara, questo aumento  potrebbe costituire un ostacolo all'efficacia comunicativa del suo atto, proprio perché potrebbe peggiorarne l'intelligibilità.

Questa riflessione, nata da una recente suggestione, ci suggerisce un approfondimento su questo tema: chi lavora con la comunicazione alternativa aumentativa nell'autismo, solitamente l'educatore, lo psicomotricista o lo psicologo, nel momento in cui emerge il linguaggio verbale e viene preferito ad altre forme espressive, manca di una competenza specifica che la figura del logopedista può e dovrebbe  portare all'équipe che opera scelte importanti per il bambino.

Ci piacerebbe sapere cosa ne pensate!


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