La valutazione logopedica nel Disturbo dello spettro autistico

di Emilia Liconti

Il nostro profilo professionale definisce chiaramente quali sono gli ambiti e le competenze del logopedista. Il logopedista, nell'equipe multidisciplinare, elabora il bilancio logopedico, in particolare si occupa della abilitazione (e riabilitazione) della comunicazione e del linguaggio, verbale e non verbale, e dell’adozione di ausili, insegnando l’uso e verificandone l’efficacia.

Il logopedista si dedica quindi alla valutazione delle abilità ed alla progettazione dell’intervento, tenendo conto del funzionamento del bambino, dell’età, del livello di abilità possedute, dell’estrema variabilità che si riscontra nello spettro dell’autismo.

La valutazione comprende l’osservazione informale, che può essere più o meno strutturata e codificata, e, quando possibile, la somministrazione di test formali, al fine di effettuare una misurazione quantitativa e soprattutto qualitativa delle competenze del bambino. Ci impegniamo per creare situazioni che siano significative e motivanti per osservare i comportamenti comunicativi, la comprensione e le capacità espressive.

Ci concentriamo innanzitutto sulle modalità comunicative del bambino, quali funzioni riesce a perseguire, quali mezzi utilizza spontaneamente e con che frequenza, oltre che sul livello di attribuzione del significato. In base alla valutazione effettuata, precocemente, anche nei confronti del bambino che non parla, individuiamo le strategie visive più appropriate per supportare la comprensione e la comunicazione, creando supporti adatti al suo modo di comprendere il mondo. A seconda dei casi, può essere più opportuno utilizzare gli oggetti concreti oppure delle immagini, foto dell’oggetto, disegni o simboli, per supportare innanzitutto la comunicazione in entrata, nostra verso il bambino, e poi in uscita, fornendo modalità funzionali per esprimersi. Scelti i supporti è necessario guidare il bambino, i genitori e i diversi contesti nella comprensione e nell'utilizzo degli strumenti affinché diventino realmente significativi e quindi funzionali per il bambino. Va considerata anche la necessità di strutturare l’ambiente fisico, per facilitare la comprensione e l’orientamento spaziale e temporale, senza che le strategie diventino necessariamente rigide.

Nel corso della valutazione in qualità di logopedisti osserviamo anche come il bambino utilizza la bocca, indagando le funzioni orali e quindi l’alimentazione, oltre l’articolazione. Implementiamo se necessario training specifici, supportando la famiglia nel modificare le modalità poco funzionali che possono essere presenti e cercando strategie utili ad affrontare eventuali disordini, tenendo conto di possibili problematiche specifiche associate e dell’intervento di altri specialisti.

Come tipicamente ci si aspetta dal logopedista, durante la valutazione approfondiamo le competenze verbali a livello ricettivo ed espressivo, nelle aree prassico-articolatoria, fonetico-fonologica, semantico-lessicale, morfo-sintattica. Gli obiettivi specifici si possono quindi articolare a diversi livelli. Può essere necessario intervenire rispetto a problemi di controllo motorio articolatorio, sull'imitazione, sulla produzione dei suoni del linguaggio e sull’organizzazione degli stessi per produrre le parole. A livello semantico-lessicale si può supportare la costruzione delle categorie di significato, l’ampliamento del vocabolario, delle parole che il bambino capisce e usa, ponendo attenzione a difficoltà particolari (come può verificarsi rispetto al lessico astratto). A livello morfo-sintattico si può supportare lo sviluppo delle capacità di comprendere frasi di lunghezza e complessità crescente e della capacità di produrne in modo creativo, considerando che spesso non si riscontra la disposizione ad apprendere spontaneamente le regole della lingua come invece avviene tipicamente nello sviluppo dei bambini. Si può arrivare anche alla capacità di rispondere alle domande, di programmare discorsi coesi, ben formati e appropriati, al linguaggio narrativo e alla conversazione.

Quando possibile si includono le abilità di lettura e scrittura: per alcuni bambini possono rappresentare un punto di forza, in quanto le corrispondenze stabili tra suono e scritta possono risultare supporti interessanti e rassicuranti. A volte il linguaggio scritto può anche diventare un valido sostegno per sviluppare il linguaggio verbale. Va considerato, inoltre, che anche i bambini più competenti possono presentare in associazione difficoltà negli apprendimenti scolastici, di conseguenza si deve rispondere alle necessità di supporto anche in questo ambito.

Anche nei bambini che apparentemente non presentano difficoltà espressive permangono frequentemente problemi di comprensione e nell'uso funzionale del linguaggio. Parliamo di pragmatica, ovvero come il linguaggio viene utilizzato, in base alle intenzioni, al contesto e agli interlocutori. A diversi livelli di complessità consideriamo l’uso funzionale del linguaggio acquisito, il contenuto del messaggio, la quantità di informazioni, la prosodia, l’alternanza nella conversazione, l’uso del linguaggio non letterale.

Per noi l’obiettivo fondamentalmente è fornire più strumenti e la possibilità di utilizzarli in modo funzionale. Per questo è importante curare la generalizzazione, con una particolare attenzione necessaria in quanto molto spesso le competenze apprese non sono riportate spontaneamente in contesti diversi.

A prescindere dall'intervento diretto è necessario un intervento di tipo indiretto, rivolto alla famiglia innanzitutto, ma anche alla scuola e ai diversi contesti di vita del bambino, per rispondere ai bisogni, condividere conoscenze, strategie e obiettivi. I genitori rappresentano la prima risorsa, massimi esperti del proprio bambino, è importante coinvolgerli sempre nella programmazione e nell'attuazione dell’intervento. L’ambiente familiare e quello scolastico sono fondamentali: rappresentano i luoghi in cui il bambino può vivere più esperienze condivise e dense di significato.

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