Il trattamento logopedico nel Disturbo dello spettro autistico: come, quando è perché

di Valentina Crippa

Riceviamo continuamente richieste di informazioni da parte di genitori di bambini con Disturbo dello spettro autistico. Ci chiedono quando è bene avviare un trattamento logopedico, si chiedono se loro figlio sia pronto. Soprattutto quando il bambino non parla o ha poche parole, si domandano se non sia bene attendere. 

Abbiamo da sempre le idee molto chiare riguardo a questo. Anche quando il bambino non parla, il mondo parla con lui. Anche quando il bambino non può accedere al linguaggio verbale, deve trovare delle modalità di comunicazione. Lo deve apprendere precocemente, perché stare al mondo significa essere immersi nella comunicazione.

Per questo il trattamento specifico su comunicazione e linguaggio deve attivarsi precocemente. Un tempo sembravamo essere in pochi a crederci, oggi ci conforta avere dalla nostra il parere di una larga parte della comunità scientifica.

Non possiamo aspettare che il bambino parli per valutare quanto comprende e condividere con la famiglia le opportune strategie per consentirgli di comprendere. Non possiamo aspettare che parli per supportare lo sviluppo delle abilità comunicative. 

Non possiamo attendere che parli per osservare le sue competenze orali e per intervenire in maniera specifica. Nessun altro operatore ha la competenza per farlo. 

Le conoscenze sempre più approfondite sullo sviluppo cerebrale e del linguaggio ci dimostrano quanto sia essenziale intervenire quando le reti neurali siano ancora soggette a plasticità e quando sia possibile intervenire su determinate traiettorie evolutive. 

Per questo alla domanda quando iniziare noi rispondiamo che il logopedista dovrebbe per lo meno valutare il bambino il più precocemente possibile e in base a quanto osservato definire la possibilità di avviare un percorso nelle modalità più opportuna. 

In molti a questo punto ci dicono che però il bambino è già seguito e chi se ne occupa lavora anche sulla comunicazione e sulla comprensione del linguaggio. 

L'esperienza ci insegna che è vero, ma anche che, per quanto armati delle migliori intenzioni e di vaste competenze in tema di autismo, queste altre figure professionali non possiedono la nostra stessa competenza specifica sullo sviluppo fisiologico di comunicazione e linguaggio. 

Il logopedista ha gli strumenti per osservare i primi segnali di sviluppo della comunicazione e del linguaggio in entrate e in uscita, ha la possibilità di osservarne la bocca e le sue competenze e trarne osservazioni importanti relativamente allo sviluppo motorio. Ha la possibilità di agire tempestivamente su tutti questi fronti, in maniera specifica e mirata, rispettando la complessità di questa funzione così evoluta evitando di maneggiarla in maniera approssimativa, come fosse un comportamento. 

Chiariti i tempi e le motivazioni non resta che parlare delle modalità. Si, perché il trattamento logopedico per bambini con Disturbo dello spettro autistico deve plasmarsi sulle loro esigenze. Al logopedista è richiesto di costruirsi un bagaglio di competenze che integri ciò di cui abbiamo appena parlato alla conoscenza specifica del modo di funzionare e di pensare di questi bambini. 

Affinché il trattamento abbia successo è necessario essere consapevoli che il lavoro da fare sarà quello di costruire ponti tra il nostro modo di funzionare e il loro e che la prima cosa da fare sempre è quella di mettersi in ascolto e in osservazione dei bambini, chiedersi il perché di quello che vediamo e sentiamo e trovare opportune strategie. In altre parole, è necessario imparare a conoscere l'autismo da dentro. 

A partire da questa conoscenza è possibile poi costruirsi un repertorio di tecniche e strategie specifiche, ad esempio quelle cognitivo-comportamentali. Queste strategie possono essere utili se applicate con consapevolezza e flessibilità (la flessibilità che viene dalla conoscenza). Viceversa, non basta conoscere e applicare queste stesse e per avere successo. 

La conoscenza del Disturbo dello spettro autistico rende evidente la necessità di utilizzare strategie visive e concrete, anche in questo caso in maniera consapevole e mirata. Si tratta dunque di un'altra competenza necessaria al nostro lavoro con questi bambini. 

Ogni particolare va pensato e ponderato, dal setting di lavoro al tipo di proposte. La conoscenza dell'autismo in generale e del singolo bambino nello specifico deve permetterci di trovare proposte, che ci consentano di lavorare con il bambino in un contesto di scambio e di gioco che lo riesca a motivare ed interessare. Per questo al logopedista è richiesta anche una grande flessibilità e creatività, che comunque è una parte molto divertente del nostro lavoro. 

Sembra molto complesso, ma si tratta in fondo di imparare a osservare il mondo e le nostre proposte dal loro punto di vista e non dimenticarsi di divertirsi insieme a loro.

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