Ai nostri bambini acchiappafarfalle…

La grande fabbrica delle parole, Agnès de Lastrade e Valeria Docampo, ed. Terre di mezzo

C’è uno strano paese in cui le parole non si imparano, ma si scelgono, si comprano e si ingoiano. Si trovano nei negozi, raggruppate per categorie e significati: parole estive, discorsi, parolacce, modi di dire per ogni occasione…

Hanno un costo: chi è più ricco ne ha di più, ma non vuol dire che le usi meglio. A volte anche parole semplici e della quotidianità (ciliegia, polvere, seggiola) possono materializzare relazioni e sono come gemme preziose. Quelle meno interessanti si possono trovare nei cassonetti della spazzatura e a volte volteggiano nell’aria, così i bambini possono precipitarsi fuori con i loro retini acchiappafarfalle.
Questa storia la leggiamo in un libro edito da Terre di mezzo, “La grande fabbrica delle parole” di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo, scoperto grazie all’intensa recensione di Suster. In questo strano paese ritroviamo molto del nostro “costruire” quotidiano. Perché a volte ci sentiamo davvero così: operai di parole. Quando il linguaggio non sembra per nulla un “istinto” (come Steven Pinker ci ha insegnato) e le parole hanno un costo e vanno ingoiate, diventano un tesoro prezioso da regalare.
A tutti i nostri acchiappafarfalle a cui cerchiamo di regalare retini sempre più robusti, auguriamo (un po’ in ritardo) un anno ricco di nuove “parole”.
Leggetelo, se vi capita!
acchiappafarfalle

La grande fabbrica delle parole, Agnès de Lastrade e Valeria Docampo, ed. Terre di mezzo

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